
Spesso i genitori arrivano nel mio studio convinti che i problemi scolastici del loro figlio siano dovuti a una mancanza di impegno o a una presunta pigrizia. “Non si applica abbastanza”, “Non ha voglia di fare i compiti”, “È svogliato”: sono frasi che sento ripetere frequentemente. Tuttavia, come psicologo e psicoterapeuta esperto nella valutazione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e psicodiagnosta, mi preme sottolineare che la realtà è spesso ben più complessa di quanto possa apparire. Molte volte, ciò che viene interpretato come pigrizia nasconde in realtà difficoltà ben più profonde, che necessitano di essere riconosciute e affrontate con un approccio specifico e mirato. È fondamentale capire che non tutti i bambini imparano allo stesso modo e che esistono diversi fattori che possono ostacolare il percorso di apprendimento. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento, come la dislessia, la discalculia, la disgrafia, sono condizioni neurologiche che rendono difficoltose attività specifiche, come la lettura, la scrittura o il calcolo. Questi disturbi non hanno nulla a che vedere con l’intelligenza o la motivazione del bambino. Un bambino con dislessia, ad esempio, può sforzarsi moltissimo, ma continuare a leggere con difficoltà, perché il suo cervello elabora le informazioni in modo diverso. In questi casi, etichettare il bambino come pigro non solo è ingiusto, ma può anche minare gravemente la sua autostima e il suo desiderio di apprendere.
Un altro aspetto che spesso viene sottovalutato riguarda i Bisogni Educativi Speciali (BES), un insieme più ampio di condizioni che includono, oltre ai DSA, anche altri disturbi come l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), i disturbi emotivi e comportamentali, o situazioni di svantaggio sociale e culturale. Questi bambini possono apparire disinteressati o svogliati, ma in realtà possono essere sopraffatti dalle difficoltà che incontrano quotidianamente. Ad esempio, un bambino con ADHD potrebbe faticare a rimanere seduto e concentrato durante le lezioni, ma questo non è segno di mancanza di volontà; piuttosto, è il risultato di un disturbo neurologico che rende difficile la gestione dell’attenzione e del comportamento. È importante osservare il comportamento di tuo figlio in diversi contesti. Se noti che a casa o in attività extra-scolastiche mostra interesse e dedizione, ma non riesce a fare altrettanto a scuola, è un chiaro segnale che potrebbe esserci una difficoltà specifica legata al contesto scolastico. Potrebbe trattarsi di un ambiente di studio poco adatto, di un rapporto difficile con i compagni o gli insegnanti, oppure di un programma didattico che non rispetta i suoi tempi e i suoi modi di apprendere. Anche le emozioni giocano un ruolo cruciale: l’ansia da prestazione, la paura di fallire o il timore di deludere le aspettative possono paralizzare il bambino e impedirgli di esprimere il suo potenziale.
Quando un bambino percepisce che i suoi sforzi non portano ai risultati sperati, tende a sviluppare un atteggiamento di rassegnazione. Questo fenomeno, noto come “impotenza appresa”, può portarlo a credere che qualunque cosa faccia non sarà mai sufficiente. In questi casi, il rischio è che il bambino smetta di provare, convincendosi di essere incapace o meno intelligente dei suoi compagni. Questo atteggiamento non è pigrizia, ma una difesa psicologica che il bambino utilizza per proteggersi dal dolore del fallimento ripetuto. Come terapeuta, il mio compito è aiutare il bambino a uscire da questo circolo vizioso, fornendo strumenti concreti per affrontare le difficoltà e restituendogli fiducia nelle sue capacità. Per riconoscere i veri ostacoli all’apprendimento di tuo figlio, è essenziale una valutazione approfondita da parte di professionisti specializzati. Una diagnosi accurata non serve solo a etichettare il problema, ma è il primo passo per capire quali siano le strategie più efficaci da adottare. Ad esempio, l’uso di strumenti compensativi e dispensativi, come audiolibri, mappe concettuali, o l’uso del computer per scrivere, può rendere l’apprendimento più accessibile e meno frustrante per i bambini con DSA. Inoltre, un percorso di terapia cognitivo-comportamentale può aiutare a gestire l’ansia e a sviluppare un metodo di studio personalizzato e funzionale.
Nel mio lavoro, sottolineo sempre l’importanza di un approccio integrato che coinvolga la scuola, la famiglia e il terapeuta. La collaborazione tra questi attori è fondamentale per creare un ambiente di apprendimento che sia davvero inclusivo e che valorizzi le capacità di ogni bambino. Gli insegnanti possono adattare le modalità di insegnamento per rispondere meglio ai bisogni specifici del bambino, mentre i genitori possono offrire un supporto emotivo essenziale, mostrando comprensione e incoraggiamento piuttosto che critiche e pressioni. Il mio ruolo come psicoterapeuta è facilitare questa comunicazione e aiutare ciascun bambino a scoprire e utilizzare i suoi punti di forza.
Concludendo, se tuo figlio sta affrontando difficoltà scolastiche, è importante non liquidare il problema come pigrizia o mancanza di volontà. Cerca di osservare con attenzione e di cogliere i segnali che possono indicare un bisogno di aiuto più profondo. Non esitare a richiedere una valutazione specialistica, perché individuare precocemente le difficoltà e intervenire con le giuste strategie può fare una grande differenza. Se desideri ulteriori informazioni o hai bisogno di una consulenza personalizzata, sono disponibile per un confronto tramite WhatsApp o email. Il percorso per superare gli ostacoli all’apprendimento non deve essere affrontato da soli, e insieme possiamo trovare le soluzioni più adatte per aiutare tuo figlio a crescere e a imparare serenamente.

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