Idee Rubate al Tuo Passato: Il Mistero della Cryptomnesia

Hai mai avuto un’idea brillante, solo per scoprire che qualcuno l’aveva già pensata prima di te?

Magari stavi canticchiando una melodia che credevi di aver inventato, o hai avuto l’idea perfetta per una storia… ma era già stata scritta. Potresti essere stato vittima della cryptomnesia, un fenomeno affascinante in cui il confine tra memoria e originalità si sfuma, e ciò che crediamo sia una nostra creazione è in realtà un ricordo dimenticato. La cryptomnesia è come una sorta di “plagio inconsapevole”. Accade quando il nostro cervello recupera un ricordo, ma lo fa in modo così sottile che non ci rendiamo conto che si tratta di qualcosa che abbiamo già visto, letto, o ascoltato. Invece di riconoscerlo come un ricordo, lo percepiamo come un’idea nuova e originale, un colpo di genio. Ed ecco che improvvisamente stiamo “inventando” ciò che in realtà è stato già creato da qualcun altro.

Ma perché succede questo?

La risposta risiede nel modo in cui il nostro cervello processa e archivia le informazioni. Ogni volta che viviamo un’esperienza, il nostro cervello crea delle tracce di memoria. Tuttavia, non tutte le memorie sono immagazzinate in modo cosciente. Alcuni ricordi, specialmente quelli che sembrano insignificanti o che vengono appresi in modo passivo, possono rimanere nascosti negli angoli più remoti della nostra mente. Quando questi frammenti riaffiorano, magari durante un momento creativo, possiamo essere ingannati nel pensare che siano il prodotto della nostra mente, e non un ricordo risvegliato.

La cryptomnesia non è solo un gioco mentale; ha anche implicazioni profonde per la creatività e la proprietà intellettuale. Grandi artisti, scrittori e musicisti sono spesso accusati di plagio quando, in realtà, potrebbero essere caduti vittime della cryptomnesia. Questo fenomeno solleva una domanda intrigante: quanto di ciò che consideriamo creativo è davvero nuovo?

E quanto è semplicemente una rielaborazione di ciò che abbiamo inconsciamente assorbito nel corso della nostra vita?

La situazione diventa ancora più interessante quando si considera che la cryptomnesia può influenzare non solo le nostre idee creative, ma anche le nostre convinzioni e opinioni personali. Pensiamo di formare opinioni autonome, ma quanto di ciò che crediamo è realmente nostro?

E quanto è il risultato di informazioni, opinioni e pensieri assorbiti senza rendercene conto? Potremmo, senza saperlo, essere semplicemente un riflesso di ciò che abbiamo letto, visto o sentito, riciclato e riformulato in un’apparente originalità. Alcuni studi suggeriscono che la cryptomnesia è più comune di quanto si pensi, e non riguarda solo individui altamente creativi o intellettuali. Può colpire chiunque, in qualunque momento. Non c’è bisogno di essere un genio della musica o un grande scrittore per cadere nel tranello della memoria furtiva. Basta un momento di distrazione, un ricordo che riaffiora dal nulla, e l’idea rubata al passato è pronta per essere rivenduta come una nostra nuova trovata. Eppure, nonostante il suo lato potenzialmente problematico, la cryptomnesia ci offre una visione affascinante di come funziona la nostra mente. Rende chiaro quanto siamo vulnerabili alle influenze esterne, e come le nostre esperienze, anche quelle che crediamo dimenticate, continuano a modellare il nostro presente. Non è solo una curiosità psicologica, ma una lezione su quanto il nostro “io” sia in realtà un mosaico complesso di ciò che abbiamo vissuto. Allora, cosa fare se ti accorgi di aver avuto un’idea “già usata”? La risposta potrebbe essere quella di abbracciare il processo. In un certo senso, ogni atto creativo è un mix di vecchio e nuovo, un riadattamento di ciò che ci ha ispirato lungo il cammino. Riconoscere la cryptomnesia non significa arrendersi all’originalità, ma piuttosto riconoscere che l’innovazione spesso nasce dalla reinterpretazione del passato.

La cryptomnesia è un richiamo alla complessità della creatività umana. È un gioco della mente che ci spinge a chiederci: cosa è davvero originale? E quanto di noi stessi è un eco di ciò che abbiamo inconsciamente assorbito nel corso della nostra vita? Forse, in fondo, non si tratta tanto di avere idee “nuove”, ma di come scegliamo di dare nuova vita a ciò che è già stato, senza nemmeno rendercene conto.


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