Dormi Poco o Pensi Troppo? La Mente Non Ha Tasto OFF

Succede spesso. Ti infili nel letto, spegni la luce, il mondo esterno tace… ma dentro la tua testa si accende un’altra giornata. Comincia il flusso: pensieri su ciò che è stato, su ciò che sarà, sul messaggio che non hai risposto, sulla frase che avresti potuto dire meglio, sulla lista delle cose da fare che sembra una salita infinita. E più cerchi di spegnere quel rumore, più si alza il volume.

Dormi poco o pensi troppo? In entrambi i casi, la tua mente non si ferma mai. E forse, è proprio questo il problema: non ci hanno mai insegnato a fermarla, solo ad inseguirla. Viviamo in un’epoca in cui l’iperstimolazione è la normalità. Le notifiche ci svegliano, i pensieri ci tengono svegli. Il paradosso è questo: più siamo connessi, più siamo disconnessi da noi stessi. Il corpo è stanco, ma la mente continua a lavorare come un computer che non si spegne mai. E come un computer surriscaldato, prima o poi inizia a dare segni di cedimento: irritabilità, affaticamento, ansia, difficoltà di concentrazione, e soprattutto quella fastidiosa sensazione di non essere mai davvero presenti. Dormire poco non è solo una questione fisica, è un sintomo psicologico. Spesso è la spia luminosa di un’anima sovraccarica, di un’inquietudine silenziosa che chiede ascolto. Pensare troppo è la strategia che usiamo per non sentire. Il pensiero compulsivo è una forma di controllo, una difesa, una fuga dalla parte più vulnerabile di noi.

Ma da cosa stai scappando davvero?

Spesso il pensiero incessante serve ad anestetizzare emozioni che non sappiamo contenere: paura, tristezza, insicurezza, senso di inadeguatezza. Se la mente corre, è perché dentro qualcosa brucia. E più cerchi di ignorarlo, più diventa insistente. È come se la psiche ti dicesse: “Guardami. Non ignorarmi. Fermati.” Ma fermarsi fa paura. Perché il silenzio, spesso, amplifica quello che abbiamo cercato di seppellire. Allora ci distraiamo, ci teniamo occupati, ci raccontiamo che basta una tisana o una meditazione per spegnere tutto. Ma non è così semplice. Non è solo questione di tecniche, ma di verità. La verità è che non ci concediamo mai il permesso di essere vulnerabili. Dormiamo poco perché crediamo che fermarsi significhi essere deboli. Pensiamo troppo perché ci è stato insegnato che il valore si misura in produttività, non in autenticità. E così diventiamo i peggiori tiranni di noi stessi, schiavi di una mente che non smette mai di macinare. Ma non è colpa tua. Non sei rotto, sei semplicemente esausto. E hai bisogno, più che di risposte, di spazio. Spazio mentale, spazio emotivo, spazio per tornare a sentire il tuo respiro, senza giudizio.

E se ti dicessi che si può imparare a rallentare?

Che puoi allenare la tua mente a non inseguire ogni pensiero come se fosse una minaccia?

La psicologia ci insegna che non siamo i nostri pensieri. Che possiamo osservarli senza identificarci con essi. Che possiamo, un po’ alla volta, rieducare la mente a non dominare ogni istante. Ma serve pazienza. Serve disponibilità a guardarci dentro. Serve coraggio per interrompere un ciclo che ci sta logorando. A volte, il primo passo non è spegnere la mente, ma imparare ad ascoltarla in modo nuovo. E questo si può fare, con l’aiuto giusto, con le domande giuste, con una guida che ti aiuti a leggere ciò che i pensieri non dicono ma sentono. Perché la mente non ha un tasto OFF, ma ha bisogno di essere riconosciuta, non repressa. Quando cominci a fare pace con ciò che pensi, anche il sonno torna, e con esso la calma. Se hai letto fin qui, è probabile che qualcosa in queste parole ti abbia risuonato. Non ignorare questa sensazione. È il tuo inconscio che bussa, è la tua parte sana che chiede spazio. Il mio consiglio è questo: inizia a prenderti cura di te anche solo partendo dalla consapevolezza che meriti riposo, mentale ed emotivo. Se senti di voler approfondire, se desideri lavorare su questo con uno specialista che ti accompagni con rispetto e senza giudizio, sai dove trovarmi. Il mio studio, anche online, è aperto per chi desidera ritrovare il proprio silenzio interiore.

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