
Quante volte ti capita di scordare dove hai messo le chiavi, saltare un appuntamento importante o dimenticare il nome di qualcuno che hai appena conosciuto?
Potrebbe sembrare semplice distrazione, fretta o stress. Ma cosa succede se dietro a questi vuoti di memoria c’è qualcosa di più profondo, qualcosa che riguarda proprio il modo in cui ti relazioni con te stesso?
In un’epoca in cui siamo sempre più bombardati da stimoli, connessi a tutto ma scollegati da noi, dimenticare diventa spesso il riflesso inconscio di un’esistenza vissuta in apnea emotiva, lontana dalla consapevolezza e dalla presenza.
Ti dimentichi delle cose? Forse, in realtà, ti sei dimenticato chi sei, cosa senti, di cosa hai bisogno davvero.
La memoria non è solo un archivio, è una bussola interiore. Ci ricorda chi siamo, cosa ci ha segnato, cosa desideriamo. Quando iniziamo a dimenticare troppo, in particolare ciò che ha un significato personale, può essere il segnale che abbiamo smesso di ascoltarci, di guardarci, di prenderci sul serio. È un grido silenzioso dell’inconscio che ci spinge a fermarci e a chiederci: “Sto vivendo per me o per tutti gli altri?” Troppo spesso viviamo con l’autopilota inserito, facendo, correndo, producendo, ma senza mai davvero esserci. E così i giorni si confondono, i nomi sfuggono, le emozioni si smarriscono, e alla fine perdiamo contatto con noi stessi. Dimenticare non è solo una questione neurologica, è anche psicologica. È come se la mente, sovraccaricata da un costante rumore di fondo, cominciasse a lasciar andare ciò che non riesce più a contenere. E a volte, quel “ciò” sei proprio tu. Quando ti dimentichi troppo facilmente degli impegni, delle persone o persino delle parole che volevi dire, prova a chiederti: “Mi sto dando spazio? Mi sto ascoltando?” Il problema potrebbe non essere la tua memoria, ma il tuo bisogno urgente di ritrovarti. Ogni dimenticanza può nascondere una forma di dissociazione lieve, un distacco emotivo dal momento presente, un sintomo di uno stress cronico non elaborato o di un dolore emotivo che hai preferito mettere sotto al tappeto. Oppure, può essere una forma di protezione: dimenticare qualcosa che ci fa male è una strategia antica della psiche per evitarci di soffrire. Ma a lungo andare, questo stesso meccanismo può farci smarrire la bussola della nostra identità. E allora, non si tratta solo di esercitare la memoria o di scaricare un’app per i promemoria. Si tratta di iniziare un viaggio dentro di te. Rallentare. Respirare. Ascoltare quel silenzio che troppo spesso copri con le notifiche. Ti dimentichi delle cose? Forse, in realtà, il tuo inconscio sta provando a dirti che hai bisogno di tornare a casa, dentro te stesso. Forse hai bisogno di riscrivere la tua agenda emotiva, quella che hai messo da parte per essere efficiente, accettato, impeccabile. È tempo di fare spazio, non solo sulla scrivania, ma anche dentro il cuore. Ogni ricordo ha un’emozione, e ogni emozione che reprimi ti toglie un pezzo di lucidità.
Se stai leggendo queste parole e ti rispecchi, forse è il momento di chiederti: “Sto davvero vivendo la mia vita o sto solo sopravvivendo?” La mente, quando viene trascurata, comincia a ribellarsi. E dimenticare può essere il suo modo di protestare. Ma c’è una buona notizia: puoi ricominciare da te, anche oggi. Inizia da una piccola azione che parli di te. Un gesto che ti faccia sentire presente. Scrivi qualcosa su di te, riprendi un hobby, spegni il cellulare per dieci minuti, guarda il cielo. Riappropriati del tempo, perché nel tempo che senti tuo la memoria ritorna, e con lei, anche la tua essenza.
Questo non è solo un articolo, è un invito. Se senti che il tuo corpo, la tua mente, il tuo cuore ti stanno chiedendo attenzione, non ignorarli. Ascoltarli è già un atto di cura. E se senti che è il momento di approfondire, di trovare uno spazio tutto tuo dove ritrovarti, io ci sono. Contattami, scrivimi, inizia un percorso. Oppure abbonati al sito: è gratuito, ma ha un valore enorme, quello di mettere al centro la tua consapevolezza. Perché non c’è crescita senza memoria, e non c’è memoria senza presenza. E tu, meriti di essere presente nella tua vita.


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