
Hai mai passato più tempo a scegliere un film che a guardarlo?
Sei lì, sul divano, telecomando alla mano, scorri titoli, generi, trailer, recensioni, e alla fine… niente. Lo schermo resta acceso, ma tu sei spento. Quella che sembra una semplice indecisione davanti a Netflix può nascondere un microcosmo interiore molto più complesso. Dietro l’apparente banalità del “non so cosa vedere” si cela spesso l’ombra di un’ansia sottile, una pressione silenziosa che trasforma anche il relax in un campo minato di aspettative, paure, autoanalisi. La mente, quando è in trappola, riesce a rendere ansiogeno persino un momento di intrattenimento. E sì, succede a molti più di quanto immagini. In un mondo dove ogni scelta appare definitiva e carica di significati, anche selezionare un film può diventare simbolo di un malessere più ampio. Non stai solo decidendo se guardare una commedia o un thriller, stai affrontando, inconsciamente, domande ben più profonde: “Mi sto concedendo davvero del tempo per me?” “E se perdo tempo con un film brutto?” “Cosa dice di me la scelta che faccio?” L’iperanalisi, la paura di sbagliare, la sensazione costante di dover ottimizzare ogni secondo, si insinuano anche tra pop-corn e divano. E così, ciò che dovrebbe essere leggero diventa un altro motivo di tensione. È come se il telecomando fosse il simbolo del controllo che cerchiamo di esercitare sulla nostra esistenza. Clic dopo clic, illudendoci di decidere, spesso restiamo immobili, paralizzati. L’ansia legata alla scelta, nota in psicologia come “decision fatigue”, affonda le sue radici in un accumulo di micro-decisioni quotidiane che esauriscono la nostra capacità mentale di decidere serenamente. Quando arriviamo alla sera, il nostro cervello è affaticato, saturo, ed ecco che anche il film della sera diventa un dilemma esistenziale. Ma c’è di più. Per alcune persone, l’ansia nella scelta è strettamente legata all’immagine di sé. “Se guardo qualcosa di superficiale, significa che non ho gusto?” “Se scelgo un film impegnato e poi non mi piace, ho sbagliato io?” Sotto la superficie, si muove un bisogno continuo di validazione, di dimostrare a sé stessi (e agli altri, anche se non presenti) che si è “giusti”, “colti”, “equilibrati”. E allora si scorrono trame e locandine, cercando di trovare quella perfetta che rifletta chi vorremmo essere. Ma l’identità non si trova su un catalogo digitale. E nel frattempo, il tempo passa, e la mente corre.
La psicologia moderna ci insegna che il bisogno di controllo è spesso una risposta a un’insicurezza profonda. Quando la vita ci sembra sfuggire di mano, cerchiamo ancore anche nelle piccole cose, come scegliere il film giusto. Ma quella scelta, anziché liberarci, finisce per tenerci imprigionati. Il problema non è il film, ma il carico emotivo che gli mettiamo addosso. Il film non ha il potere di risolvere il tuo umore, né di definire chi sei. È solo una pausa, un’occasione per respirare, per lasciar andare. Allora forse la chiave è proprio questa: accettare che non tutte le scelte debbano essere perfette, significative, ponderate. Permettersi di scegliere con leggerezza, con curiosità, con l’intenzione di vivere, e non solo di fare la scelta “giusta”. In fondo, anche un film brutto può regalarti una risata imprevista, un pensiero inaspettato, o semplicemente il sollievo di aver scelto qualcosa. E questo, nel caos del quotidiano, è già un atto rivoluzionario. Se ti riconosci in questa fatica invisibile, se senti che anche i momenti di svago si stanno trasformando in nuove fonti di stress, sappi che non sei solo. Molte persone convivono con un’ansia silenziosa che si insinua ovunque, anche nei luoghi del piacere. Riconoscerla è il primo passo per riprendere il controllo, non del telecomando, ma di te stesso. E se senti il bisogno di capire meglio cosa accade nella tua mente, di scoprire le radici di certe sensazioni che sembrano innocue ma ti rubano energia, sappi che puoi contattarmi. Insieme possiamo dare voce a ciò che la tua ansia cerca di raccontarti in silenzio.
Nel frattempo, concediti di sbagliare film, di addormentarti a metà, di cambiare genere all’ultimo minuto. Concediti la libertà di non dover essere sempre impeccabile, anche davanti a uno schermo. Perché è proprio in quei gesti leggeri che si costruisce il benessere autentico. E se questo articolo ti ha fatto riflettere, se ti ha toccato o semplicemente ti ha fatto compagnia in un momento di confusione, ti invito ad abbonarti al sito. È gratuito, accessibile, ma soprattutto ricco di contenuti pensati per chi, come te, vuole conoscersi meglio, vivere con più consapevolezza e scrollarsi di dosso il peso inutile delle aspettative.
Le risposte non si trovano in un titolo perfetto, ma nel coraggio di ascoltarsi davvero. E ogni click consapevole è un passo verso una mente più leggera.


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