
Hai mai notato quanto siamo bravi a trovare scuse?
“Non ho tempo”, “Non me la sento”, “Non è il momento giusto”, “È troppo complicato”, “Forse domani”… Le diciamo così spesso, a volte quasi automaticamente, che non ci accorgiamo più della loro presenza. Ma dietro ogni scusa c’è molto più di una semplice giustificazione: c’è un messaggio profondo, spesso inascoltato, che proviene dal nostro inconscio e che merita di essere compreso. Non è pigrizia, non è superficialità, è comunicazione interna, psicologica, emotiva. È un grido silenzioso della nostra parte più vulnerabile. Nel momento in cui ci giustifichiamo per non fare qualcosa, non stiamo semplicemente evitando un’azione, stiamo rivelando qualcosa su ciò che ci spaventa, che ci blocca o che ci mette a disagio. L’inconscio ha un linguaggio sottile ma potente, e spesso utilizza proprio le “scuse” come modalità espressiva.
Non vogliamo affrontare quel colloquio? Forse temiamo il giudizio. Rimandiamo quella telefonata? Forse temiamo il confronto. Non ci sentiamo pronti per un cambiamento? Forse il cambiamento mette in discussione la nostra identità.
Le scuse non sono menzogne, ma forme di protezione. Sono la manifestazione di un bisogno che cerca di essere ascoltato e accolto, prima ancora che superato. Ogni “non posso” è un invito a fermarsi e chiedersi “perché non voglio?”. Ogni “non ho tempo” potrebbe nascondere un “non voglio affrontare le emozioni che quell’azione porta con sé”. Ogni “non sono capace” forse cela un “ho paura di fallire e sentirmi sbagliato”. Il punto non è sforzarsi di eliminare tutte le scuse, ma imparare ad ascoltarle. Decifrarle, come si fa con un messaggio in codice. In questo modo smettiamo di giudicarci e iniziamo a comprenderci. La psicologia ci insegna che i nostri comportamenti, anche quelli apparentemente più controproducenti, hanno sempre una funzione. Servono a proteggerci, a mantenerci in equilibrio, anche se spesso lo fanno in modi che alla lunga ci limitano.
Quando iniziamo a interpretare le nostre scuse con curiosità e compassione, si apre un mondo. Capire cosa ci blocca significa aprire la porta al cambiamento autentico. Senza forzature, senza lotte interiori. Perché il cambiamento, quello vero, non nasce dalla pressione ma dalla consapevolezza. E la consapevolezza nasce dall’ascolto. Se oggi hai trovato una scusa per non iniziare un progetto, per non uscire di casa, per non dire ciò che pensi, prova a chiederti: cosa mi sta dicendo questa parte di me? Di cosa ho bisogno, realmente? Di più coraggio, di più tempo, di più sostegno, di più autocomprensione?
In terapia, capita spesso che le persone arrivino cariche di sensi di colpa per tutte le volte che hanno “fallito”, “procrastinato”, “detto no”. Eppure, dietro ogni di questi comportamenti, c’è sempre una logica emotiva. Lavorare su di sé significa imparare ad accogliere queste dinamiche senza giudizio, trasformando le scuse in porte d’accesso a noi stessi. Non è un processo immediato, ma è straordinariamente liberatorio. Perché quando smetti di combattere contro le tue scuse, smetti anche di combattere contro te stesso. E quando inizi ad ascoltarti davvero, ogni parte di te inizia a collaborare verso il benessere. Anche quella parte che prima parlava solo attraverso “non posso”, “non riesco”, “non voglio”. Se ti riconosci in queste parole, sappi che non sei solo. Il mio lavoro come psicologo è proprio aiutarti a dare voce a queste parti, a renderle visibili, comprensibili, integrabili. Non esistono scuse stupide, esistono solo messaggi non ancora ascoltati.
E se ti va di iniziare questo viaggio dentro di te, questo spazio gratuito è il primo passo. Abbonati, segui i prossimi articoli, e se senti il bisogno di un supporto più personale, puoi contattarmi. Non sei sbagliato. Stai solo cercando di proteggerti nel miglior modo che conosci. Ma forse è arrivato il momento di conoscere modi nuovi. Più liberi. Più veri. Più tuoi.

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