Parli Troppo? Forse È Solo Paura del Vuoto

Hai mai pensato che il fiume di parole che esce dalla tua bocca non sia altro che un modo elegante per coprire un silenzio che fa paura? Non è un’accusa, è un invito. A riflettere. A fermarti. A chiederti: “Perché sento sempre il bisogno di dire qualcosa?”. Non è solo abitudine o estroversione. A volte, è una fuga. Dalla solitudine. Dalla noia. Dal dolore. Dal rumore che hai dentro. Viviamo in un’epoca in cui il silenzio mette a disagio più del rumore, in cui restare zitti a tavola, in ascensore, in macchina o a letto con chi amiamo è quasi sinonimo di imbarazzo. Parliamo tanto. Sempre. Con chiunque. Parliamo per colmare, per distrarre, per riempire quel vuoto invisibile che ci cammina accanto. Ma quel vuoto, spesso, non è fuori. È dentro. Dal punto di vista psicologico, il bisogno eccessivo di parlare può diventare una vera e propria difesa: una strategia messa in atto per non restare soli con i propri pensieri. Ogni parola lanciata fuori è un pensiero evitato dentro. In alcuni casi, il parlato incessante è il tentativo della mente di coprire un’ansia latente, una malinconia che si teme di nominare, o addirittura una ferita emotiva ancora aperta che non si è mai avuta il coraggio di guardare. E così, parliamo per evitare di ascoltarci. Ogni battuta ironica, ogni racconto improvvisato, ogni discorso che si allunga e si perde può nascondere il timore che, appena ci fermiamo, qualcosa emerga. Il passato? La paura del futuro? Un presente che non convince? Una relazione che traballa? O semplicemente quel senso di vuoto che fa male solo a pensarci?

Non è una colpa. È un meccanismo umano, profondamente umano. Ma ignorarlo può diventare un limite. Perché se parliamo troppo, spesso ascoltiamo troppo poco. Gli altri. E soprattutto noi stessi. E se non ci ascoltiamo, non ci capiamo. Se non ci capiamo, non possiamo cambiare. E se non cambiamo, rischiamo di vivere una vita che non sentiamo davvero nostra. La psicologia ci insegna che ogni comportamento eccessivo ha una funzione. La parola, quando diventa eccessiva, spesso serve a tenere a bada il silenzio interiore, quello che spaventa perché è lì che si nascondono le domande più vere. Chi sono? Dove sto andando? Sto bene davvero? Sono felice o mi sto solo raccontando una storia per non crollare? Quando la mente ha paura del vuoto, fa rumore. Quando l’anima ha bisogno di attenzione, urla in modo sottile. Non con i pianti, ma con la logorrea. Parlare troppo non è sempre un difetto sociale. È un segnale. Di qualcosa che vuole essere guardato. Capito. Accompagnato.

E allora, il prossimo silenzio che arriva, non scacciarlo subito. Accoglilo. Abbraccialo. Siedici dentro. Respira. Ascolta. Potrebbe raccontarti qualcosa che stai cercando da tempo. Potrebbe diventare un ponte verso una parte di te che hai dimenticato. Se ti ritrovi in queste parole, sappi che non sei solo. Non sei strano. Non sei rotto. Sei semplicemente umano. E se senti che il bisogno di parlare è diventato più grande della voglia di vivere con calma, forse è il momento di fermarti e chiederti:

“Cosa sto cercando di non sentire?”.

La buona notizia è che non devi farlo da solo. Esistono percorsi, strumenti, professionisti pronti ad accompagnarti in questo viaggio. Anche solo per ascoltarti davvero, senza giudicarti. Io sono uno di loro. E se senti il bisogno di iniziare, il primo passo è tutto ciò che conta. Ti invito a non lasciarti scappare questo spazio. Abbonati al sito, è gratuito, ma il valore che potresti ricevere può cambiare il tuo modo di guardarti. Ogni articolo che leggerai qui è pensato per aprirti una porta. Magari oggi hai letto per curiosità, ma domani potresti leggere per cambiarti la vita.

Ricorda: non sempre chi parla tanto ha qualcosa da dire. Ma chi impara a stare nel silenzio… ha già iniziato a guarire.

Se senti che è il momento di lavorare su di te, anche a distanza, puoi contattarmi. Io ci sono.

Dott. Simone Borreca – Psicologo e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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