Allenare l’Attenzione È Possibile: Il Potenziamento Cognitivo Spiegato ai Genitori

Molti genitori si trovano oggi a osservare i propri figli con una crescente preoccupazione: si distraggono facilmente, faticano a rimanere concentrati a scuola, sembrano perdere il filo dei discorsi o dimenticare anche indicazioni semplici. In una società sempre più frenetica, bombardata da stimoli continui, è facile liquidare tutto con un “è normale, sono ragazzi” oppure, al contrario, allarmarsi e pensare subito al peggio. Ma tra la normalità e la patologia esiste uno spazio vasto e prezioso: quello delle possibilità di intervento. In questo spazio si inserisce il potenziamento cognitivo, un percorso mirato e strutturato che ha come obiettivo quello di allenare e rinforzare le funzioni cognitive, in particolare l’attenzione. È importante chiarire subito un concetto fondamentale: l’attenzione non è un talento innato di pochi fortunati, ma una competenza che può essere potenziata, allenata, affinata. Proprio come accade per un muscolo, anche il cervello può essere stimolato in modo intenzionale per migliorare le proprie prestazioni. L’intervento di potenziamento cognitivo, se ben progettato e individualizzato, può fare la differenza nella vita di un bambino, di un adolescente e persino di un giovane adulto. Come psicologo e psicoterapeuta, mi capita spesso di incontrare genitori scoraggiati, convinti che il loro figlio “non ci arrivi”, che sia svogliato, pigro o semplicemente disinteressato. In realtà, dietro queste etichette troppo affrettate, si nasconde spesso un sistema cognitivo che fatica a organizzare le informazioni, a gestire le interferenze, a mantenere il focus per tempi prolungati. Non si tratta di mancanza di volontà, ma di un funzionamento che può e deve essere compreso. E il primo passo per cambiare le cose è proprio quello di guardare a queste difficoltà con occhi nuovi, senza giudizio ma con consapevolezza.

Il potenziamento cognitivo non è una terapia nel senso classico del termine, ma un intervento psicoeducativo basato su evidenze scientifiche. Si lavora attraverso esercizi mirati, attività strutturate, giochi cognitivi e strategie metacognitive. Si aiuta il ragazzo a prendere coscienza dei propri processi mentali, a riconoscere quando perde il focus e a imparare a riportarlo sul compito. Il tutto in un contesto relazionale che stimola la motivazione, la fiducia in sé stessi e la percezione di autoefficacia. Spesso i risultati non sono immediati, ma progressivi. Si comincia da piccoli cambiamenti: riuscire a terminare un compito senza alzarsi cinque volte, ricordarsi una consegna senza essere sollecitati, ascoltare una spiegazione senza perdersi dopo tre minuti. Ma è proprio da questi micro-progressi che nasce la trasformazione più grande: la sensazione di potercela fare. E quando un ragazzo inizia a sentirsi capace, tutto cambia. Migliora il rendimento scolastico, ma soprattutto migliora il suo rapporto con sé stesso.

È fondamentale che i genitori non rimangano soli in questo processo. Spesso basta un percorso di consulenza, una valutazione attenta delle abilità cognitive, per aprire strade nuove e concrete. In un tempo in cui tutto corre veloce, in cui le aspettative aumentano e i margini di errore sembrano ristretti, offrire ai propri figli uno spazio di allenamento mentale è un dono prezioso. Non è una scorciatoia, né una moda, ma un atto di cura profonda.

Se leggendo queste righe ti sei riconosciuto come genitore, se hai pensato a tuo figlio o a un ragazzo che segui da vicino, sappi che non sei solo. Il potenziamento cognitivo non promette miracoli, ma offre strumenti reali. E io, come professionista del settore, sono a disposizione per guidarti in questo percorso.

Per informazioni o per prenotare un primo colloquio conoscitivo, è possibile contattarmi direttamente. Sarò lieto di accoglierti e valutare insieme il miglior percorso da intraprendere.


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